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DI RITORNO DA MEDJUGORJE
Maggio 16, 2015, 12:43 PM
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152.medjugorjeEra da tempo che sentivo di doverci andare, ma ero sempre preso dal lavoro, dal contingente, dal pensiero dei costi… Poi arriva mia moglie, un giorno, e mi dice che ha fatto tutto lei. Ha già prenotato. Andiamo in tre, tutta la famiglia. Capisco subito che ora è il momento.

“Ti portiam le nostre pene con le gioie e le speranze”, Maria! Ti ringrazio dal profondo del cuore per avermi accolto nel tuo cuore di Madre. Tre giorni di preghiera, di pace, continuamente rotti da momenti di emozione e di pianto. Non capisco cosa vuole dirmi il Signore con questo, ma lo prendo come un dono. Chi vivrà vedrà: la vita è un mistero.

Già il primo giorno, al mattino presto, nel recitare il Rosario con la veggente Vicka, a tratti mi si incrina la voce. Poi un’ora di preghiera silenziosa, profonda. Le difficoltà che la mia debolezza palesa di solito dopo 10 minuti qui a casa, là si iniziano a manifestare dopo 45 minuti. Ma subito vedo la potenza della preghiera e mi convinco di far parte di un’armata invincibile: i diavoli e gli spiriti immondi iniziano a venir fuori, gridando, dalle persone possedute. Se di solito preghiamo col fioretto, capisco che qui si prega con gli obici e con gli armamenti pesanti.

Le salite alla collina della apparizioni, il Pordbro, con il Rosario, e al monte della croce, il Krizevak, con la Via Crucis, sono metafore meravigliose della vita. Sali e devi guardare bene, ad ogni passo, dove mettere il piede. A sinistra o a destra? Il bene o il male? Poi inizi a vedere la meta e, alla fine, raggiungi la cima. Porto con me una foto di mio padre. Ho sempre desiderato di portarlo lì. Ora l’ho caricato idealmente sulle mie spalle e depongo l’immaginetta lassù ai piedi della croce, con una pietra sopra. Signore, fa che possiamo, un giorno, riabbracciarci nel Cielo!

Poi le Messe: da soli con Padre Lorenzo in una piccola cappella; nella parrocchia di San Giacomo, in italiano; nel grande spazio retrostante, in croato. Cristo che passa in mezzo a noi, la Chiesa universale visibile, tangibile nella meraviglia della diversità delle lingue. E i canti, dalla voce celestiale di suorine dal volto luminoso, sono un anticipo di Paradiso, con il latino che consente spesso l’unisono anche ad una multiforme assemblea. E un anticipo di Paradiso è sicuramente anche l’adorazione serale. Migliaia di persone in ginocchio con lo sguardo rivolto al Cristo, silenzio indescrivibile, rotto solo dal vento che scuote le cime degli alberi.

Nell’ultimo giorno ho solo il tempo di raccogliere su dei fazzoletti le lacrime che essudano dal ginocchio del Cristo bronzeo. Le donerò agli ammalati che si sono affidati alle mie preghiere. E quando, sotto il sole di mezzogiorno, andiamo via, mi viene il magone. Non mi va di lasciare quello che è stato un meraviglioso riposo nello spirito.

Così, per completezza, solo alla fine ricordo di aver visto anche il sole che si sdoppia e, a tratti, assume la forma quasi di una croce. Viene spesso ricordato come uno dei segni di Medjugorje. Ma è solo l’ultimo, trascurabile aspetto. Non è per questo che io credo. C’è molto, molto di più che un segno nel cielo a Medjugorje. E per scoprirlo devi andarci.


1 commento so far
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EMOZIONANTE il tuo diario fà accapponare la pelle, il pensiero maggiore è sulla deposizione della foto di PAPÀ in quel luogo santo.Grazie per quanto hai fatto.

Commento di sergio la terza




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